Marco Borriello rilascia intervista per LiberoQuotidiano…un’intervista sentita che mi lascia a bocca aperta.
La parte che forse interesserà più i nostri utenti è quella dove si parla di Belen, come l’ha conosciuta e come ha sofferto quando partecipò all’Isola dei Famosi
Non ami che ti chiedano di Belèn: ma ti metti con lei in quel periodo.
«L’ avevo conosciuta in Sardegna.Ancora non parlava italiano. Era un sogno».È diventata famosa perché era la tua ragazza.
«No. È diventata famosa per il suo carisma, la sua bellezza, la sua incontenibile simpatia. Eravamo la coppia perfetta».Torni al Milan, sei al top come professionista, un personaggio di successo.
«Ma è un anno di difficoltà. Mi rompo il menisco. E poi accade una cosa folle, che ti dice cosa può essere l’ Italia. Belen è all’ Isola dei famosi. E io ho dei problemi al muscolo. Tu dirai: che c’ entra?».Ovvio.
«Un dolore terribile al flessore destro. Mi curano con i fattori di crescita, ma non passa. Ecografie e risonanze non vedono nulla».E poi?
«Mi chiamano e mi dicono: “Belen è all’ isola, tu stai soffrendo psicologicamente, temi di perderla, non ne sei consapevole, e così avverti il dolore”».Una follia.
«Puoi dirlo. Ma la favola aveva un potere suggestivo per tutti. La tv può produrre questi effetti».Come accadeva?
«Tutti nello staff si convincevano che fosse vero: “Stai soffrendo per Rubicondi e Belen”. A me di Rubicondi non importava un tubo. Avevo un male cane e basta».
Quindi a lui di Rubicondi non importava nulla…sarà vero?
Quello che più mi colpisce però di questa intervista, che poco ha a che fare con il trash e il Gossip ma molto con una vita vera e piena di sacrifici è questa parte:
La Napoli più popolare.
«Cresco a San Giovanni a Teduccio, finché non accade la tragedia».Il lutto che ti segna la vita.
«Mio padre viene ucciso dalla camorra, avevo 11 anni. Vengo su coi miei due fratelli. E mia madre che faceva tutto, anche da papà».Cosa ti resta di lui?
«Per me c’ era ogni volta. Ho questa immagine di lui: riusciva a mettere le cose a posto. Sempre».Il calcio ti porta via da Napoli, a 14 anni.
«Mia madre credeva che nel mio quartiere non potessi essere tranquillo».Dove vai?
«In un posto da romanzo, che oggi non esiste più: una cantèra. Un collegio di giovani calciatori, tutti napoletani, in Emilia Romagna. A Lugo. L’ animava Foschini, un personaggio incredibile».Come funzionava?
«Uno di noi aveva la responsabilità: assegnava i servizi, a turno ti toccava rifare i letti o lavare i piatti».Dura?
«No. Il ricordo di quella comunità è stupendo per me».Come giocavi?
«Esterno sinistro. La mia fisicità è venuta fuori a 18 anni: prima ero un ragazzetto senza barba né peli. Sveglia presto la mattina, e io condivo l’ insalata. Poi mi vede Baresi e mi porta tra gli allievi nazionali del Milan a Lambrate, al Sacro Cuore».E tua madre?
«Il primo anno soffrivo senza lei. Ma era quello che avevo sempre voluto. Saliva a trovarmi ogni due mesi, con la pastiera appena fatta: e mi veniva da piangere per la gioia».Cosa ti accade in questi anni?
«Vivo solo. Imparo a conoscere i miei mezzi. Divento sicuro di me».
Confesso che non sapevo questa parte della sua vita e mi lascia un po’ di amaro in bocca scoprirla così, di un uomo che vedo troppo interessato al Gossip ultimamente ma che invece è un uomo che è dovuto crescere troppo in fretta e da solo e che se l’è cavata egregiamente. Speriamo possa trovare presto colei che lo farà diventare padre come desidera
Vuoi avere un figlio?
«Se trovassi una mamma lo avrei già: oggi vivo al 100% per il lavoro. Per vincere ancora. Ho tempo».E il Borriello vip?
«Esiste, ma non sono io. Ho cavalcato quest’ onda. Ma io sono un altro, quello che suda dietro alla palla in allenamento, quando non lo vede nessuno, a social spenti».
In bocca a lupo Marco, forse sarebbe ora di cambiare aria e lasciare quella argentina da parte per costruirti un futuro vero.