UeD Alessandro Vicinanza racconta della malattia che lo ha portato a lunghe degenze in ospedale
Alessandro Vicinanza, la malattia e il suo coraggio.
Alessandro Vicinanza è diventato uno dei protagonisti di Uomini e Donne. Ha provato ad instaurare una relazione con Ida Platano ma è andata male.
Poi è passato a Roberta Di Padua ma anche lì è stato un nulla di fatto. Appare sempre sorridente e spensierato, ma nasconde dentro di sè un dolore grande: è malato!
Non ne ha mai parlato apertamente, fino ad oggi che ha rilasciato un’intervista al magazine dedicato al programma ed ha spiegato cosa ha di preciso:
Ho una malattia rara che colpisce il sangue, che si chiama porpora trombocitopenìca autoimmune.
È una patologia cronica che rende più difflcile la coagulazione del sangue perché impedisce al corpo di creare correttamente le piastrine, quindi non si cura mai del tutto: quando ci sono delle ricadute si possono però curare i sintomi.
L’ho scoperto a sedici anni, durante un’estate al mare: mi trovai improvvisamente le gambe e i polsi coperti di lividi. Inizialmente non pensavamo fosse qualcosa di grave, ero con i miei cugini, giocavamo a pallone, ci muovevamo…
poi però ho fatto diverse analisi e alla fine è emersa Ia verità. Mi sono curato, i miei valori sono tornati normali e per anni la patologia è rimasta silenziosa, salvo poi ripresentarsi in età adulta, circa cinque anni fa.
In questo caso è stato un po’ più difflcile tenerla a bada e ci è voluto molto più tempo: ho dovuto trascorrere otto mesi a curarmi in ospedale.
Si è manifestata sempre in estate, durante un momento abbastanza faticoso della mia vita, a dimostrazione che quello che avviene nella mente e nel cuore ha spesso un riflesso anche sul piano fisico.
Avevo chiuso la mia relazione più importante un anno prima, è stata una scelta difflcile che mi era costata davvero tantissimo a livello emotivo e mi ha portato a concentrare quasi tutte Ie mie energie nel lavoro.
Una sera, rientrato a casa molto stanco e sotto pressione, vidi che le mie gambe erano di nuovo piene di lividi. Andai in ospedale e constatai che Ia malattia era tornata.
Ho dovuto iniziare un percorso di cura molto lungo nel reparto di oncoematologia e c’è voluto tempo per uscirne.
In quel frangente ho conosciuto tante persone che mi hanno cambiato: non solo tra i medici e gli infermieri, a cui va la mia stima più profonda, ma anche tra i pazienti che erano con me in reparto, con cui ho stretto rapporti molto importanti.
Dopo aver concluso le terapie ho trascorso un’intera settimana chiuso in casa, pensando a chi, nel corso dei mesi, ho conosciuto e ho visto spegnersi davanti ai miei occhi.
Io posso tenere a bada la mia malattia, magari ci metto un po’ di tempo ma poi si risolve e posso tornare a fare la mia vita, altri, purtroppo, non possono uscire dall‘ospedale.
Oggi sto sempre sul chi va là con questa malattia (ride), anche perché faccio un lavoro molto fisico, quindi ogni mese mi sottopongo a delle analisi di controllo.
Ma per il resto conduco una vita normalissima: mi alleno, lavoro e cerco di non pensarci troppo… sempre ovviamente riguardandomi.
Una malattia autoimmune la sua che per fortuna può essere curata quando si risveglia ma che rimane da tenere prontamente sotto controllo.
Immaginavate una vita simile per lui?