Intervista a Rudy Zerbi ed Alessandra Celentano, il primo ci svela un aneddoto sul suo approdo al talent…la seconda ci spiega perché è così dura con i ragazzi! Voi lo avreste mai minimanente pensato?
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“Questo è un talent che non mette al centro i giudici, ma il talento e i ragazzi, è l’unico che una scuola vera e guarda al futuro”
Rudy Zerbi in compagnia della collega Alessadra Celentano è protagonista di un’intervista sulle pagine del settimanale “Chi”, all’interno della quale analizza la scuola di Amici e racconta la “visione” che ebbe anni fa la conduttrice Maria De Filippi (con la quale Rudy collabora anche nel trono over di Uomini e Donne):
“D: Come mai una percentuale elevata continua a lavorare nel mondo dello spettacolo?”
“Escono da qui pronti: questa scuola è estenuante, dura mesi, li mette in difficoltà, ci sono momenti duri per i ragazzi. Loro sono stimolati da noi, da loro stessi, dal confronto con gli altri. Alla fine quando escono da qui sanno stare su un palco e affrontare gli imprevisti di una carriera e questo li rende solidi, ti dà quella gavetta che altri talent non danno.”
“D: E lei che cosa ha imparato?”
“Il valore della parola, qui ogni sillaba può spostare delle cose e io cerco, nel bene o nel male, di non esagerare.”
“D: Quando si è capito che la chiave era pensare al futuro dei ragazzi?”
“Le racconto questo: anni fa Maria mi chiamò, ero ancora presidente della Sony e mi disse, “Io faccio un programma che dà spazio ai ragazzi, quando finisce, però, non se li fila la discografia. Ma io penso che questo programma debba continuare a esistere non per il mio successo, ma per quello dei ragazzi, dammi tu una mano”. Capito che visione?.”
Cosa pensate delle sue dichiarazioni?
“Che macchina infernale è questa, ma i ragazzi stessi… Io a loro, dopo un po’ che sono qui, chiedo sempre: ma ve l’aspettavate? La scuola è dura, è un’accademia militare, in un certo senso.”
Esordisce così Alessandra Celentano che poi prosegue sulla stessa linea di pensiero:
“Io sono severa, so di essere austera e dura, ma questo forgia, perché la vita non è tutta rose e fiori, sarebbe bellissimo se lo fosse, ma i “no” ci sono. E poi quando ricevi dei no, i “sì” diventano importanti, questa è una scuola di vita, non impari solo a fare un passo.”
“D: Quindi si tiene anche quest’anno il ruolo di cattiva?”
“Ma io non sono cattiva, credo nella regola, anche perché sono venuta su con la disciplina: i giovani hanno bisogno di avere delle guide. Che oggi secondo me mancano, non è colpa dei ragazzi, ma delle famiglie, dei genitori e dei maestri.”
“D: Dei suoi interventi alzano dei polveroni…”
“Molte cose vengono travisate, io parlo sempre di danza. E con i ragazzi metto una barriera, non voglio essere condizionata dalle loro storie, non solo non voglio soffrire, ma penso che guardarli tutti allo stesso modo sia la cosa migliore per loro.”