Intervista ad Andreas Müller, vincitore di Amici 2017
Articolo a cura di Haske
Il vincitore assoluto della sedicesima edizione di Amici è stato intervistato affidandosi alle pagine del settimanale “Grazia”.
Ancora incredulo di fronte all’esito finale, che oltretutto ha scompaginato i pronostici dei bookmakers (era dato per vincente l’ex compagno di squadra Riccardo Marcuzzo), Andreas Müller sottolinea:
“Non mi sembra ancora vero. Vedo la coppa e mi dico: “Ma dai”. Guardo i video della vittoria e mi sembrano un’allucinazione: “Sono io, quello lì”.”
Il ballerino ha dedicato la vittoria a suo fratello Daniel, colui che l’ha spinto a iniziare la carriera della danza:
“È stato mio fratello Daniel a spingermi a ballare quando avevo 15 anni. Lui è disabile e io ho deciso di provare a essere “le sue gambe”. Ed eccomi.”
Poi continua, aggiungendo un aneddoto post-vittoria proprio con suo fratello:
“Non volevo suscitare tenerezza, ma soltanto dividere con Daniel una cosa che lui non può fare, una meta che non può raggiungere. Lui è felicissimo, ha alzato la coppa e mi ha chiesto: “Posso metterla in camera mia?”. Gli ho risposto: “Devi, è tua”.”
Le sconfitte, come tutti sappiamo e spesso ci ripetono i grandi artisti, non rappresentano mai un ostacolo ma un incentivo a non mollare. Capita a tutti di non trovare subito la strada spianata:
“Magari andavo lontano, ma ci arrivavo sempre da secondo. È così che ho imparato a non mollare, nemmeno quando, dopo il primo provino per Amici, mi hanno scartato. E poi l’anno successivo, quando sono stato escluso dall’edizione serale per un infortunio.”
“Piccoli calci della vita che mi hanno trasformato. Se mi rivedo adesso, sono davvero un’altra persona.”
Soprattutto, il danzatore italo-tedesco ha compreso che il segreto è proprio ‘non mollare mai’:
“Non vai da nessuna parte se non accetti che il percorso debba essere lungo, qualunque sia l’obiettivo. Che tu voglia fare il ballerino o il medico: non importa, la strada è tanta. Devi darti il tempo di diventare quello che sei. E devi accettare che, anche se non tutto è perfetto, non importa. Perché quell’essere imperfetto sei tu.”
E a domanda della giornalista sul significato del passaggio da ‘ragazzo’ a ‘uomo’, Andreas riesce a fornire una risposta considerevolmente appropriata:
“Un ragazzo è un sognatore, ha occhi spalancati, ha la bellezza dello stupore, ha la disponibilità a obbedire pur di arrivare. Un uomo sceglie: non esegue, ma interpreta. Mette se stesso, la propria personalità in ciò che fa. Noi viviamo di coreografie, di passi e movimenti preordinati: diventare grande vuol dire capire che devi trasformare tutto questo in qualcosa di tuo, farlo passare attraverso la tua interpretazione.”
Andreas chiosa con una considerazione su quello che Amici gli ha insegnato:
“Che un ballerino deve essere generoso. Le persone pagano per vederti. Oppure, se sei un artista di strada, ti regalano il loro tempo. È giusto che se ne vadano con qualcosa in più. Non basta muoversi bene.”
Cosa pensate?