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Attraverso le vicende tragicomiche di Ernesto, un uomo qualunque che tenta di seguire le proprie ambizioni senza mai perdere i valori veri della vita, riviviamo le fasi cruciali della storia d’Italia dagli anni ’70 ad oggi. Con il sostegno di Angela, la compagna di una vita, Ernesto impara l’arte di adattarsi ai grandi cambiamenti del Paese, senza tradire se stesso ma partecipando alla strane imprese dell’amico Giacinto e degli stravaganti personaggi che il destino metterà sul suo cammino.
USCITA CINEMA:
GENERE: Commedia
REGIA: Giovanni Veronesi
SCENEGGIATURA: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Filippo Bologna, Ernesto Fioretti
ATTORI: Elio Germano, Alessandra Mastronardi, Ricky Memphis, Sergio Rubini, Virginia Raffaele, Alessandro Haber, Francesca Antonelli, Maurizio Battista, Francesca D’Aloja, Luis Molteni, Dalila Di Lazzaro, Ubaldo Pantani, Massimo Wertmüller, Elena Di Cioccio
FOTOGRAFIA: Fabio Cianchetti
MONTAGGIO: Patrizio Marone
PRODUZIONE: Fandango, Warner Bros. Italia
DISTRIBUZIONE: Warner Bros Pictures Italia
PAESE: Italia 2013
DURATA: 113 Min
FORMATO: Colore
Film d’apertura, Fuori concorso, del Festival Internazionale del Film di Roma 2013.
Veronesi negli ultimi anni ha intrapreso un percorso di allontanamento, in alcuni casi involutivo, dalla commedia più tradizionale a quella sentimentale, con alcune scivolate come gli ultimi due capitoli di Manuale d’amore, in cui si finiva per banalizzare il sentimento all’interno di una cornice patinata. Nel tentativo lungo una carriera di riproporre la commedia all’italiana, qui la storia di partenza, il personaggio di Ernesto (Elio Germano), danno una marcia in più rispetto ad altre situazioni. Una specie di ultimo giapponese che non si arrende a un mondo che cambia, tra gli ultimi “proletari” che vivono nel centro storico di Roma, a Borgo Pio. Intorno a lui il mondo cambia, ma lui continua a vivere la sua vita secondo valori come buon senso e onestà. Come ogni commedia che si rispetti la spalla comica ha un ruolo decisivo, qui incarnata da Ricky Memphis, sempre pronto ad anticipare dove soffia il vento, pragmatico del cambiamento, tanto quanto Ernesto rimane sempre uguale a se stesso.
In questo i due protagonisti rappresentano le due facce, i vizi e le virtù dell’italiano: da una parte quella furba, opportunista, sempre in cerca della scorciatoia per ottenere le cose, rigorosamente senza fatica, e dall’altra la semplicità di chi trova nel lavoro e nella famiglia, al massimo nella Roma, il modo per essere felice, riuscendo magari a essere molto più politico di quanto creda.
Il problema dell’affresco di Veronesi rimane però la scarsa efficacia quando allarga lo sguardo oltre le dinamiche di vita quotidiana, spesso divertenti, dei suoi personaggi. Quando intravediamo la Storia, questa viene banalizzata in goffi bozzetti, rumore di fondo domestico che i coniugi ascoltano a letto, bofonchiando qualche banale commento. La carica dirompente di un ostinato Candide della normalità alle prese con le storture della società italiana poteva dare vita a un’analisi meno superficiale, ma L’ultima ruota del carro, in fondo, si bea ostinatamente proprio di rappresentare un’italianità un po’ superficiale. Rimane il ritorno di Veronesi a una commedia che sa far ridere, con degli attori in gran forma.