Intervista a Gabriel Garko che risponde a cuore aperto a domande scomode: sulla sua vita, sull’Ares-gate e quella mail accusatoria di Teodosio Losito, su come sta andando ora il lavoro di attore e…sull’amicizia con Tommaso Zorzi
Sono passati mesi dal coming out pubblico di Gabriel Garko, che finalmente ci ha fatto vedere chi è realmente Gabriel Oliviero, ed ora grazie ad una lunga intervista concessa al settimanale ‘Chi’ spiega nei minimi particolari come è stato coinvolto nell’Ares-gate, com’è cambiata la sua vita, il suo lavoro e l’opinione della gente intorno a lui. Un’intervista a cuore aperto, sincera, senza peli sulla lingua nè da parte di chi lo intervista che non si fa scrupoli a far domande scomode, nè da parte sua che risponde a tutto senza tirarsi indietro. Buona lettura!
Domanda. Partiamo dall’Arees Gate. Un mese fa é stato sentito dalla Procura di Roma come persona informata sui fatti. Non é indagato.
Risposta. «Ho detto a chi di dovere tutta la verita. Non ho altro da aggiungere e spero che presto, nel bene o nel male, si faccia luce su questa brutta vicenda. E' assurdo che la vita mi riporti, in continuazione, al passato quando io ho solamente voglia di guardare avanti».
D. Guardarsi indietro le fa male?
R. «Non particolarmente, perché ho la fortuna di riuscire a farlo con una certa lucidità. Con loro ho girato le fiction di maggiore successo e ho avuto, senza alcun dubbio, le mie gratificazioni. Allo stesso tempo non posso negare che mantenere quello stile di vita, dove veniva meno la mia libertà, non sia stato facile, tanto che spesso mi domando come diavolo abbia fatto a sopportare certe pressioni per cosi tanto tempo».
D. E che risposta si é dato?
R. «Non me ne capacito, ma una cosa I’ho imparata: la libertà non é barattabile con nulla. In questi giorni stanno scrivendo una marea di stronzate. Si é parlato di contratti milionari per mantenere il silenzio o per fingere chissà che cosa. Niente di più falso».
D. Tarallo ha definito questo affaire come: «La vendetta miserabile di attoruncoli senza né arte, né parte, che dopo di noi non hanno mai piú lavorato».
R. «Non mi sento toccato, anche perché li ho lasciati molto prima che la barca affondasse».
D. E’ in concomitanza delle sue dimissioni che ha ricevuto la lettera di Losito, pubblicata poi da Tarallo sulle pagine del Corriere della Sera?
R. «Non era una lettera, ma una mail che Teodosio mi inviò dalla sua posta personale. Non ho capito il motivo di tirarla fuori, visto che si trattava di un messaggio privato. L'ho trovato un colpo basso e irrispettoso».
D. “Ai provini ti schifavano e noi, per te, abbiamo messo a rischio il nostro lavoro. Alberto ti ha mascolinizzato. Hai messo le persone l’una contro I’altra, con i tuoi comportamenti da mignotta. Sei una persona arida”. Questo uno stralcio della mail pubblicata..
R. «Chi mi conosce, sa. Mai stato fautore della “mignottocrazia” e mai nessuno ha mascolinizzato nessuno. Come se poi ci fosse qualcosa di sbagliato nell’essere piu o meno effeminati. Che mestizia».
D. Tarallo ha anche detto: «Garko avrebbe voluto rendere pubblico il suo orientamento, ma i fan delle fiction non glielo avrebbero mai perdonato».
R. «Cazzate! Mai pensato una cosa del genere. Da sempre non amo parlare del mio privato, figuriamoci ai tempi, quando mi era stata inculcata la storia che il pubbiico non avrebbe mai dovuto conoscere la mia natura».
D. Ha mai risposto a quella mail?
R. «No, ho sempre preferito non farlo anche perché mi ferì molto. Una serie di epiteti gratuiti e senza senso. Una mail distruttiva, dettata da rabbia e risentimento non appena decisi di lasciare produzione e agenzia per inseguire nuovi orizzonti professionali».
D. Lei ha avuto un incidente nel 2016: un’esplosione nella villa in cui soggiornava a Sanremo.
R. «Ho letto di strane associazioni. La fantasia, talvolta, supera la realta. Credo si stia romanzando un po’ troppo».
D. Lei non cavalca onda. Altri, al suo posto, si sfregherebbero le mani.
R. «Ho sempre cercato di fare in modo che a parlare fosse solo il mio lavoro, visto che alcune storie imposte avevano già preso il sopravvento. Avrei potuto trasformare ogni episodio della mia vita in evento. Non I'ho mai fatto. Ed é per questo che rimango un po’ cosi quando leggo che qualcuno ha pensato che il mio coming out, al Grande fratello Vip, sia stato una trovata pubblicitaria per tornare in auge».
D. Massimo Giletti a Non é ‘Arena ha inserito il suo coming out come avvenimento di un periodo non propriamente fortunato.
R. «Mi ha lasciato sgomento perché in un periodo come questo, dove si discute ogni giorno del ddl Zan contro l’omotransfobia, le parole fanno la differenza. Il mio coming out ha solo migliorato la mia vita».
D. E proprio da Giletti si é parlato del caso Ana Bettz.
R. «Ne sto sentendo di ogni. lo e la signora ci siamo conosciuti per motivi professionali qualche anno fa. Avrei dovuto girare uno spot pubblicitario che, alla fine, non é mai stato realizzato perché il progetto non mi convinceva».
D. Lei ha parlato di amore incondizionato nei suoi confronti.
R. «Sciocchezze per finire sui giornali».
D. Non si era mai accorto, nel tempo, delle frequentazioni della signora?
R. «Non c’erano i presupposti per accorgersene e, se mai me ne fossi accorto, avrei interrotto ancor prima qualsiasi contatto».
D. E’ uscita un‘intercettazione che la vede coinvolta. Si parla di soldi in nero.
R. «Se durante una conversazione intercettata le dicessi “Quando ti vedo ti ammazzo’, chi ascolta la conversazione dovrebbe andare davvero a cercare un cadavere? Suvvia: al telefono si puo dire tutto e, a ogni modo, non ricordo quella telefonata».
D. Cosa ha pensato quando ha letto il suo nome vicino al caso Petrol-Mafia?
R. «Che, se non mi avessero tirato in ballo, il tutto si sarebbe sgonfiato in un nonnulla. Ovvio che siano grane e rotture, ma sono tranquillo. Mi rattrista peró vedere alcuni giornalisti sostituirsi ai giudici. Non si scherza con la vita delle persone, ma oramai ci sto facendo il callo: negli anni mi hanno dato dell'attore di serie B, della “mignotta’, del rifatto, del gay per convenienza. E assodato che il mio personaggio venga sempre visto in un altro modo e me ne accorgo ogni qualvolta incontro qualcuno. E oramai un classico la frase: “Ti facevo diverso’».
D. Il pubblico come ha reagito al suo coming out?
R. «ll giorno dopo avevo paura a uscire di casa. Mi sentivo nudo. Invece sono stato accolto da un calore mai avvertito prima. C’è gente che ancora oggi mi ringrazia di averle dato la forza e il coraggio di replicare il mio percorso e altra che, da quel momento, mi apprezza ancora di più».
D. E gli addetti ai lavori?
R. «Sto vagliando diverse proposte e a breve inizieranno le riprese di un film dove reciterò assieme a Nicolas Cage, Eric Roberts e John Malkovich. I cliché che un attore omosessuale smetta di lavorare non hanno piú motivo di esistere».
D. Che cosa si sente di consigliare a quei colleghi che non hanno il suo stesso coraggio?
R. «Qui non si tratta di coraggio, ma di serenità. Nessuno deve sentirsi obbligato a farlo solo perché qualcuno, da fuori, lo pretende a gran voce. Siamo tutti contro la violenza e poi, chissa perché, siamo i primi a violentare l'interiorita di un individuo. Non dichiararsi non deve essere una colpa e fare coming out deve venirti da dentro. Io, nonostante non avessi mai parlato della mia sessualità, l'ho sempre vissuta serenamente in famiglia da quando avevo 17 anni».
D. Oggi il suo cuore batte per qualcuno?
R. «Sono single: da quando mi sono dichiarato faccio molta più fatica ad acchiappare (ride)».
D. E Zorzi?
R.«Amici, soltanto amici. Ci siamo visti a Milano (vai di “Chi” ci avete immortalati) e unavolta a Roma, a casa di Stefania Orlando. Ora non è che ogni uomo che incontro sia un potenziale partner, eh?».