Rossi Stuart: «Ora che sono padre»
Il più bravo (e riservato) attore italiano tra un mese sarà genitore al cinema ma da due anni lo è nella vita. E anche se non ne vorrebbe parlare, qui, per la prima volta, finisce per farlo
Antidivo mi è sempre sembrata una parola fessa, un termine démodé affibbiato ad attori rissosi e ad attrici spettinate o che non si depilano le ascelle. Un modo ancora più ostentato di vivere la notorietà. Di antidivi io, in tanti anni di interviste, non ne avevo mai incontrati. C’erano stati quelli più o meno alla mano, più o meno simpatici, più o meno maleducati, ma tutti flirtavano – raggiungendo diversi gradi di sfacciataggine – con la vanità e il successo. Poi qualche giorno fa, a Parigi, ho incontrato Kim Rossi Stuart. Mi avevano detto che era tanto timido e tanto riservato. Ai minuti 12, 14, 36 e 44 della nostra conversazione dirà che di quella cosa che gli ho chiesto – chiaramente sempre una domanda fondamentale per l’intervista – preferirebbe non parlare. Ma la timidezza, qui, non c’entra nulla. Il suo è, piuttosto, un attacco al sistema, una pulsione ascetica, un tentativo di defilarsi dalle regole del gioco al quale sta giocando da quando, ragazzino, ha cominciato a recitare. Non risponde alle domande che ritiene troppo personali, non vuole che vengano scritti i marchi degli abiti che indossa nelle fotografie, non desidera che il truccatore gli metta del fondotinta sulla faccia, né che il parrucchiere gli scurisca quei peli bianchi che hanno iniziato a spuntare nella sua barba. Osservando i suoi «no» credo di aver capito che antidivo non è una parolaccia.
Ci incontriamo a Parigi dove ci sono anche Ilaria Spada, la sua compagna, ed Ettore, il loro bambino di quasi due anni. Lo raggiungeranno durante il servizio fotografico. Tutti e tre insieme compongono un quadretto quasi ingiusto, tanto sono belli e tutti reciprocamente innamorati. Sono in Francia perché lui sta girando una commedia. Ma in Italia lo vedremo dal 3 ottobre in Anni felici, il nuovo film di Daniele Luchetti, storia autobiografica ambientata negli anni Settanta in cui un Luchetti ragazzino assiste alle vicende che ridefiniranno totalmente i suoi rapporti familiari. Rossi Stuart interpreta il padre di Luchetti, Micaela Ramazzotti la madre. (…)
Altri figli li vorrebbe?
«È talmente bello».
Adesso che è diventato padre davvero, è cambiato il suo modo di interpretare i padri nei film?
«No, ho fatto molti padri prima di esserlo e potrei non farne più d’ora in poi. Essere diventato padre mi ha cambiato non nella professione, ma nella prospettiva di vita. Inizi a valutare le cose non più pensando che cosa sia meglio per te, ma che cosa lo sia per lui. Ovviamente questo punto di vista nuovo cambia tutto. Ma adesso basta parlare di me. Vorrei non dire niente, vorrei che per me parlassero solo i miei film».
Pensa davvero che un film possa rappresentarla?
«Non lo so, ma so che vorrei che i miei personaggi fossero ciò che si sa di me. Detesto il gossip, trovo che sia profondamente ingiusto, un’invasione. Spesso mi rispondono che ho scelto di fare questo mestiere e la curiosità dovevo metterla in conto. Ma no, io non voglio metterla in conto. La scelta di che cosa io voglio comunicare mi rappresenta». FONTE