Non fu Massimo Di Cataldo a provocare l’aborto della sua compagna di allora, Anna Laura Millacci. Lo ha stabilito il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Elvira Tamburelli, che ha archiviato l’inchiesta relativa all’interruzione non volontaria della gravidanza della donna, dopo che questa aveva denunciato pubblicamente il cantautore romano di averla picchiata durante una lite in casa. Il gip dovrà ora decidere riguardo all’altra accusa, quella di maltrattamenti.
La decisione arriva dopo la perizia dello scorso gennaio, che stabilì come il 18 giugno 2013 ci fu effettivamente una lite in in casa di Massimo Di Cataldo, ma escluse «lesioni» ai danni della Millacci e qualsiasi collegamento con l’aborto che la donna ebbe, e che fu invece di natura spontanea.
«Questo provvedimento è la prova che Di Cataldo ha sempre detto la verità», commenta il legale del cantautore Daniele Bocciolini. «Niente e nessuno, purtroppo, potrò mai risarcirlo per la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto. Ma mi auguro si possa superare il pregiudizio che nell’ambiente dello spettacolo ancora grava su di lui e che possa tornare a cantare di amore, magari proprio sul palco dove ha esordito vent’anni fa, ovvero a Sanremo».